none1noNella sua Idea del Theatro (1550) il maestro di memoria e di scienze ermetiche Giulio Camillo scrive di una macchina di sua invenzione che, oltre a ricoprire una vera funzione “magica”, accoglieva l’intera mole dello scibile umano, ordinato secondo immagini capaci di suscitare e trattenere la nostra “affezione” e pronto per il riuso e l’improvvisazione. Una macchina da lui pensata per gli intellettuali e i retori, ma le cui influenze saranno molteplici e impreviste. In questo studio se ne inseguono le tracce: tra la Serenissima e la Milano di san Carlo, tra pittori “all’improvviso” (come Tintoretto) e cortigiane oneste (già avvicinate, con molte ragioni, alle attrici), tra il teorico d’arte Giovan Paolo Lomazzo, principe di un’Accade...