Un territorio fragile. Dibattito e intervento pubblico per l'Appennino tra Reno e Adriatico

La ricerca (245 pagine per 650.000 battute circa+30 immagini d'archivio) si è proposta di ricostruire e analizzare il dibattito e l'azione concreta (pubblica e privata) svolti in età contemporanea nei confronti di una porzione dell'Appennino settentrionale, quello romagnolo e quello bolognese. Lo scopo è stato quello di rintracciare sia l'impatto della politica nazionale per la montagna, sia le strategie messe in atto dalle classi dirigenti locali per arginare la crisi di questo territorio afflitto da diversi problemi, spesso di lungo periodo (sovrappopolamento, frane, disboscamento, ecc.), cercando di capire come gli enti pubblici preposti o gruppi di privati associati tra loro abbiano affrontato la crisi di una porzione così vasta del territorio extraurbano. L'intervallo di tempo preso in considerazione prende avvio nella prima metà del XIX secolo, quando il dibattito nasce all'interno della Società agraria di Bologna, e giunge alla fine degli anni Sessanta del XX secolo, il decennio in cui l'esodo dai monti della regione si avvia al suo epilogo, assieme ai convegni e agli studi messi in campo fino a quel momento, in cui Bologna aveva svolto un ruolo da protagonista a livello nazionale . Il lavoro è stato condotto utilizzando la vasta messe di pubblicistica che è stata prodotta sul tema della montagna e dei suoi problemi: articoli e saggi in quotidiani e riviste, sia generiche sia specializzate, opuscoli, atti di convegni, atti parlamentari, provvedimenti legislativi, documenti di archivio. Per questi ultimi si sono consultate le fonti presenti negli archivi delle amministrazioni provinciali, dei consorzi di bonifica, delle organizzazioni private dedite alla cura dei boschi (per esempio, la Società pro montibus et sylvis di Bologna), degli archivi di Stato, cercando di fare dell'Appennino bolognese e romagnolo un caso di studio utile anche per un confronto con altri territori collinari e montani, italiani e non