La medicalizzazione della vita

Un bambino molto vivace e rumoroso \ue8 un bambino malato? Sentirsi un po\u2019 in imbarazzo quando si conoscono persone nuove \ue8 sintomo di depressione? Alternare giorni gioiosi ad altri nei quali si \ue8 pi\uf9 riflessivi significa essere bipolari? Il seno piccolo deve essere \u201ccurato\u201d? A settanta anni si dovrebbe avere la sessualit\ue0 di un ventenne? Per concentrarci meglio dovremmo comprarci delle amfetamine? In molti Paesi ricchi, in special modo gli Stati Uniti, si assiste ad una crescente medicalizzazione della vita quotidiana. Alcune condizioni umane, una volta assunte come normali, ora sono considerate patologiche. Inoltre, in molti Paesi occidentali, si registra un incredibile aumento dei disturbi mentali (quali l\u2019ansia sociale, l\u2019ADHD, la depressione, il disturbo bipolare) che induce sospetti circa i criteri diagnostici adottati. Ci sono anche le malattie \u201coggettive\u201d: i livelli al di sopra dei quali le persone vengono diagnosticate a rischio di ipertensione e colesterolo sono stati abbassati. Per questo, aumentano i \u201cpre-malati\u201d (medicalizzazione della prevenzione). Va inoltre menzionato come parte del complesso biomedico abbia spostato la propria attenzione dalla cura all\u2019ottimizzazione. La possibilit\ue0 di intervenire a livello genetico, inoltre, contribuisce ad offuscare i confini tra normale e patologico. Questo volume, ricco di autori di diverse nazionalit\ue0, cerca di rispondere, in termini sociologici, ai principali interrogativi che emergono dalla crescente medicalizzazione della vita