Molti capolavori del teatro musicale vengono associati nella memoria collettiva a un dato saliente della trama, e più spesso al luogo dove la vicenda viene ambientata a mano a mano che ci si avvicina alla fin de siècle. Nell’intelligente (e molto riuscita) regìa di Jonathan Miller che viene citata da Andrea Chegai all’inizio del suo saggio (una riflessione originale su due concetti molto dibattuti dagli specialisti, storia e religione), il tempo storico della vicenda (l’anno 1800) era stato postdatato agli anni Quaranta del Novecento, ma la carica oppressiva del potere conservava tutta la sua importanza decisiva, perché il cambio di regime (il fascismo in luogo della polizia borbonica al servizio del papato) non ne intaccava la natura, ugua...