Bruno Munari: il gioco del teatro

Il volume intende soffermarsi sui rapporti di Bruno Munari con il teatro, e sui presupposti pedagogici che hanno mosso questo artista ad avvicinare il bambino al teatro. Il teatro per Munari, infatti, ha una funzione didattica che deriva da molto lontano. Innegabili sono, infatti, i molti riferimenti culturali alle avanguardie storiche del Novecento, che, su altri versanti, hanno posto l’attenzione sulla centralità del sentire e dell’avvertire attraverso i sensi, primo fra tutti il futurismo, a cui Munari ha aderito. Tuttavia, in questa sede, non si vuole ripercorrere l’iter artistico di Munari nella sua totalità, bensì servirsi di quelle parti che mettono a fuoco l’attività laboratoriale e teatrale, che Munari ha condotto nel corso della sua esistenza. Ciò che pare interessante ancor oggi è, infatti, la sollecitazione costante che questo artista ha esercitato sulla fantasia e sull’immaginazione, sia propria che altrui. Una fantasia certamente da non confondersi con il semplice spontaneismo, aborrito da Munari in ogni momento della sua ricerca, ma una fantasia regolata, alla luce della più contemporanea pedagogia. I riferimenti dell’attività di Munari con i bambini alla pedagogia sono infatti molti. Munari ha inteso mettere al centro della propria attività didattica coi bambini il valore del gioco e come esso si trasformi in segno, grafico ed espressivo, vero portatore di significato e di stimoli sempre nuovi. Questo vale anche per i pochi spettacoli da lui curati, che dimostrano l’idea di un teatro tutto particolare, fondato su stimoli visivi e, soprattutto, luminosi, sulla scorta delle esperienze fatte nel corso degli anni Cinquanta quando Munari aderisce al MAC. Stimoli, sensi, gioco, sono gli ingredienti per comprendere l’operato di questo artista curioso e singolare, che ha applicato con metodo le proprie teorie, che qui vengono solo accennate per chiarire il quadro d’insieme, all’insegnamento della pratica anche teatrale. Conclude il volume l’analisi dello spettacolo Cappucceto bianco che nasce a partire dall’opera di Munari, Cappuccetto rosso verde giallo blu e bianco, a confermare la natura poliedrica della proposta creativa di un grande maestro.The book examines Bruno Munari’s relationship with theater, and the pedagogical principles that motivated this artist to bring children and theater closer together. In fact, Munari believes that theater has a didactic function whose origins go back in time. There are numerous undeniable cultural references to avant-garde movements of the twentieth century in other fields that drew attention to the importance of sensory perception, foremost among them Futurism, of which Munari was an exponent. However, the volume makes no attempt to cover all of Munari’s artistic career, but focuses instead on the workshops and theater activities Munari engaged in during his life. The constant stimulation this artist exercised on the imagination - his and ours alike – makes his work compelling even today. Fantasy that must not be confused with simple spontaneity, which Munari abhorred: a controlled fantasy, in line with contemporary pedagogical canons. Munari’s teaching activities with children revolved around play, and how playing is transformed into signs, graphic and expressive, a vector of meaning and an endless source of new stimuli. This can be seen in the few performances he oversaw, which exhibit a highly unusual view of theater, based on visual stimuli and, above all, light, fruit of his experiences in the ‘50s, when Munari was part of MAC. Stimuli, senses and play are the keys to understanding the work of this unique and original artist, who methodically applied his theories to the teaching of theater, among other disciplines. The book concludes with an analysis of the performance ‘Cappucceto bianco’, or Little White Riding Hood, inspired by Munari’s piece Little Red, Green, Yellow, Blue and White Riding Hood, exemplifying the multifaceted nature of the great maestro’s creative output