Seduti a gambe incrociate, schiena dritta, occhi socchiusi, pollice e indice di entrambe le mani che si toccano: questo è yoga. È chiaro a tutti. Ai nostri giorni non si potrebbe trovare un’immagine migliore della «posizione del loto» per rappresentare, in pochi tratti, lo yoga, senza correre il rischio di essere fraintesi. In una sola, semplice e canonica sagoma pare sia contenuta l’«essenza» dello yoga, che perciò, grazie alla forza dell’abituazione, è diventato quell’immagine. Ma l’immagine non è mai il fedele testimone o il ritratto innocente di qualcosa che si è visto. Al contrario, proprio perché «muta» e per il suo trarre forza dal paragone e dalla somiglianza, l’immagine inganna e tradisce più di ogni altra cosa. Con il fine di evid...