La circolazione degli aegyptiaca nel Mediterraneo: alcuni casi tra area egea e penisola italiana nella prima Età del Ferro e Orientalizzante

Questa classe di oggetti (costituita da scarabei, sigilli, statuine e balsamari in faience, etc.) \ue8 sempre stata considerata come uno degli indicatori delle relazioni commerciali tra le popolazioni della penisola e le altre realt\ue0 culturali del Mediterraneo nel corso dei primi secoli del I millennio a.C. Pur se in passato si sono manifestate tesi assai riduttive sul loro significato e valore nelle aree al di fuori dell\u2019Egitto e Vicino Oriente (che li riducevano a semplice \u201cpaccottiglia\u201d che denotava solo un mero esotismo delle popolazioni locali), il dibattito pi\uf9 recentemente ha visto una polarizzazione delle posizioni di diversi studiosi che vedevano come principali protagonisti di questi scambi verso occidente alternativamente Greci (in particolare con un ruolo cruciale giocato dai coloni Euboici e lo scalo pitecusano) o Fenici. Attualmente invece si ipotizza che vi possa essere stato un concorso non solo di queste ma anche di altre popolazioni (ad esempio Rodii, Ciprioti e Siriani) e che la questione sia in realt\ue0 pi\uf9 complessa e articolata. In questa relazione perci\uf2, sulla base degli studi pi\uf9 recenti e dei dati ricavabili dalle aree e dai contesti di rinvenimento, si cercheranno di mettere in luce in primo luogo i centri di produzione (accanto infatti a produzioni genuinamente egizie ne esistono altre di imitazione pi\uf9 o meno fedele e di varia qualit\ue0), le modalit\ue0 di diffusione, gli agenti e le maestranze coinvolti. Inoltre particolare attenzione sar\ue0 data anche alla loro ricezione nei due comparti culturali, i destinatari, i significati ideologici e religiosi sottesi, i processi di selezione e reinterpretazione di questi ultimi nel mondo greco e etrusco