Pastorali americane : da Poggioli a Giovannitti

Nel 1957 Renato Poggioli pubblica sull\u2019\u201cHarvard Library Bullettin\u201d The Oaten Flute, un colto attraversamento della tradizione pastorale, vista comparatisticamente come uno dei codici fondanti del linguaggio letterario europeo, poetico e non solo. Si tratta della cellula genetica di un lavoro che vedr\ue0 la luce solo postumo, nel quale si spazia da Teocrito a Tolstoj passando dal Paradiso terrestre della Commedia. Una ricognizione formale, tematica, psicologica, ideologica, in linea con gli interessi coevi di altri studiosi a lui vicini quali Spitzer, Salinas, Brooks. Ma sulla East Coast, al di fuori dalle torri d\u2019avorio e \u201cd\u2019avena\u201d dell\u2019atlantismo postbellico, da quasi mezzo secolo il popolo dell\u2019emigrazione italiana si riconosceva in un altro, singolare, esperimento di recupero bucolico, la livida invettiva di Nenia sannita (1909), di Arturo Giovannitti, che in entrambe le sue versioni (italiana e inglese) aveva proposto con forza una lettura \u201cproletaria\u201d del topos arcadico. Accomunati dalla militanza antifascista nella Mazzini Society, Giovannitti e Poggioli incarnano due modalit\ue0 diverse di neo-pastorale americana. Il dotto harvardiano non a caso rivaluta una tradizione di otium, ad uso e consumo della civitas accademica e di un\u2019affluent society suburbana. Il suo silenzio nei confronti della ballata \u201cmeridionalista\u201d del bardo dell\u2019emigrazione italiana \ue8 il chiaro segno di una precisa volont\ue0 di chiusura socio-culturale nei confronti di una cultura letteraria non laureat