Racconta Hannah Arendt in un apologo acutissimo, a metà tra l’ironia e il dramma, la grandezza e insieme il pericolo di un pensatore come Martin Heidegger. E considerando la conoscenza ravvicinata, teorica e affettiva, che aveva di lui, possiamo ritenere assai affidabile il giudizio. Heidegger, spiega Arendt, è come una volpe, animale intelligente e astuto, il cui pensiero e la cui fama continuano ad attirare da ogni parte visitatori ammirati e seguaci devoti nella sua tana. Ma – ecco il problema – questa tana è una trappola, e non tanto perché il pensatore tenda di nascosto un tranello ai suoi ospiti, ma perché egli stesso ha scelto – per sé – una trappola come casa. Quando vi si entra, non si riesce più a uscirne: e lui stesso è come inca...