L’etimologia del termine ara risultava incerta agli stessi autori antichi. Varrone (in Macr., Sat., 3, 2, 7), ne sostiene la derivazione da asa poiché essa, durante le cerimonie, doveva essere afferrata per poter meglio comunicare con il dio al quale era rivolto il rito (Macr., ansis autem teneri solere vasa quis dubitet?). Per i romani dunque l’ara non era un semplice strumento utile alle cerimonie ma un necessario mezzo indispensabile alla “comunicazione tra l’uomo e la divinità”. Giuridicamente gli altari erano sacri e sancti cosa che ne garantiva l’inviolabilità e ne vietava la profanazione. Di conseguenza erano il luogo presso il quale rifugiarsi in caso di necessità: numerosissimi sono in questo senso gli episodi narrati dalle f...