Il concorso tra reato e illecito amministrativo di fonte regionale alla prova del ne bis in idem convenzionale

La sentenza che si annota si muove in un terreno gi\ue0 ampiamente battuto dalla dottrina e dalla giurisprudenza interna, sia di merito che di legittimit\ue0. Tratta, infatti, la vexata quaestio della compatibilit\ue0 di sistemi a \u201cdoppio binario\u201d con il principio del ne bis in idem convenzionale. La specificit\ue0 di questa pronuncia, per\uf2, sta nel fatto che per la prima volta il problema si pone in relazione ad un illecito amministrativo di fonte regionale applicato in concorso con un reato, in esito a due distinti procedimenti. La pronuncia risolve il problema ricorrendo alla \u201cvalvola di sfogo\u201d offerta dalla Grande Camera di Strasburgo nel noto caso A e B c. Norvegia; tuttavia essa spinge l\u2019interprete a confrontarsi, ancora una volta, con un tema sempre vivo, nonostante il revirement operato dalla Grande Camera, e a ricercare gli strumenti idonei a garantire il rispetto del diritto convenzionale innanzitutto tra gli istituti che il diritto interno mette a disposizione. L\u2019articolo si propone di dimostrare come i meccanismi di raccordo tra illecito amministrativo e reato, predisposti dal legislatore del 1981 con la l. n. 689, possano oggi essere valorizzati \u2013 almeno in relazione a questo specifico caso, ma con possibilit\ue0 di estendere l\u2019operazione ad altre situazioni analoghe \u2013 per garantire l\u2019unicit\ue0 dell\u2019accertamento richiesta dalla Corte europea dei diritti dell\u2019uomo sulla base dell\u2019art. 4 Prot. 7 CEDU