La teoria del diritto attraverso lo specchio

La teoria generale del diritto si presenta come una disciplina con un suo statuto ben consolidato. Essa si propone d\u2019intraprendere lo studio astratto dei concetti strutturali che caratterizzano ogni diritto. pensiamo per esempio ai concetti di \u2018norma\u2019, di \u2018fonte\u2019, di \u2018gerarchia\u2019 e di \u2018ordinamento\u2019. resterebbero invece fuori dal suo campo d\u2019indagine gli specifici contenuti dei sistemi giuridici particolari. Non ci vuole molto, per\uf2, a rendersi conto che queste aspirazioni alla generalit\ue0 e alla neutralit\ue0 risultano quanto mai problematiche. Cos\uec com\u2019\ue8 praticata oggi, la teoria riesce a malapena a spiegare i sistemi giuridici evoluti, quelli che si pongono come razionalizzazione del potere politico. Ma anche l\uec emerge un numero crescente di situazioni in cui i concetti tradizionali vanno in crisi, essendo incapaci di imporre un loro ordine all\u2019esperienza. d\u2019altro canto, gli attuali teorici abbracciano concezioni filosofiche gravide di impegni e di valori. E questo non riguarda il solo giusnaturalismo, ma anche gli indirizzi positivistici. in questo volume si compie un esperimento mentale. Ci si \ue8 chiesti se, e, se s\uec, a quali condizioni, le pretese di neutralit\ue0 e di generalit\ue0 della teoria possano esser realizzate. insomma, se c\u2019\ue8 una linguistica strutturale, perch\ue9 non potrebbe esservi un\u2019autentica teoria del diritto, che non si risolva in un coacervo di dottrine? La risposta a tali questioni \ue8 stata affermativa: si pu\uf2 individuare una grammatica profonda dei discorsi giuridici a patto che ci si distacchi dall\u2019alta dogmatica, ricorrendo a concetti di grana pi\uf9 fine. La teoria cos\uec intesa non si risolverebbe in una descrizione dei diritti esistenti, bens\uec in un\u2019indagine delle scelte argomentative logicamente possibili che si aprono al giurista. il che, tra l\u2019altro, consentirebbe di fondare una censura delle scelte impossibili