L'EFFICACIA DELLA DICHIARAZIONE DI RECESSO DALLA SOCIETA' PER AZIONI E LA PERDITA DELLO STATUS SOCII

La tesi prende in esame, nell\u2019ambito del diritto societario, la disciplina del recesso del socio da societ\ue0 per azioni ed in particolare il tema della efficacia della dichiarazione di recesso e la perdita dello status socii. La riforma delle societ\ue0 di capitali attuata dal d.lgs n. 6/2003 ha modificato in modo rilevante l\u2019istituto del recesso, assegnando alla fattispecie una nuova vitalit\ue0. Nel sistema originario del codice civile del 1942 il legislatore aveva delineato la figura del recesso del socio di societ\ue0 di capitali quale strumento eccezionale, preoccupandosi di definirne pi\uf9 i limiti che le potenzialit\ue0. A causa dell\u2019efficacia disgregatrice ed esiziale per l\u2019organizzazione d\u2019impresa, la direttrice utilizzata fu quella della marginalizzazione della fattispecie. Solo ad inizio del nuovo millennio il legislatore ha voluto attribuire a questo istituto un ruolo pi\uf9 incisivo, a partire dallo spazio riservato nell\u2019impianto codicistico di sei articoli, in sostituzione dell\u2019unico originario, cos\uec da poter parlare di(ri)nascita di una fattispecie lasciata fino ad allora in uno stato embrionale, annientata nelle sue potenzialit\ue0 di tutela del socio. Alla tradizionale funzione legata all\u2019interesse dell\u2019azionista a sciogliere il vincolo societario per dissenso verso le scelte della maggioranza, se ne \ue8 affiancata un\u2019altra che, in linea con l\u2019obiettivo perseguito dalla riforma di rendere le societ\ue0 collettori di capitali pi\uf9 attraenti, consente al socio di disinvestire agilmente la propria partecipazione. Il recesso legittimamente esercitato offre uno strumento utile a fini di negoziazione endosocietaria, non pi\uf9 solo meccanismo di difesa del socio di minoranza avverso le decisioni assunte dalla maggioranza in grado di alterare sensibilmente le condizioni di rischio dell\u2019investimento, ma anche mezzo di rinegoziazione del programma societario.Nonostante i meriti riconosciuti alla riforma di aver fornito all\u2019autonomia privata un istituto del recesso riformato ed ampliato, a pi\uf9 di dieci anni dall\u2019entrata in vigore delle modifiche societarie, permangono ancora punti oscuri che determinano dubbi nell\u2019applicazione di un istituto che ha ormai assunto un ruolo centrale negli equilibri sociali. Incerti continuano ad essere i tempi ed, in particolare, perdura l\u2019interrogativo sul momento di efficacia del recesso in termini di definitiva perdita da parte del recedente della sua qualit\ue0 di socio ed insieme dei connessi diritti sociali, differenti da quello residuo al rimborso. Tenuto conto dell\u2019articolato (e spesso non breve) iter che separa l\u2019istante della ricezione della dichiarazione di exit del socio da parte della societ\ue0, da quello dell'effettivo versamento del valore di liquidazione della partecipazione, l\u2019individuazione dell\u2019istante in cui possa dirsi cessato il rapporto sociale ha centrale importanza per la certezza dei rapporti giuridici. \uc8 proprio su questo limbo temporale che la tesi concentra l\u2019attenzione, al fine di comprendere se e fino a quando il socio recedente possa considerarsi ancora tale o sia per lui prospettabile un depotenziamento delle prerogative partecipative. Si tratta di un problema di rilievo, in quanto ciascuna differente soluzione ha ricadute diverse sull\u2019agere della societ\ue0 e sulla certezza dei rapporti giuridici. Lo studio condotto analizza lo status socii a partire dai principali diritti, amministrativi e patrimoniali di cui l\u2019azionista dispone, quali il diritto di voto, il potere di impugnare le delibere assembleari, di esercitare l\u2019azione di responsabilit\ue0 nei confronti degli amministratori, il diritto d\u2019opzione. Ciascuno di essi tutela interessi differenti e, con riguardo al socio uscente, si analizza se essi sopravvivano nelle more del procedimento di recesso o se la dichiarata volont\ue0 di non far parte pi\uf9 del sodalizio sociale faccia venir meno la ragione giustificatrice del diritto. La prospettiva adottata \ue8 stata quella di ricercare un delicato equilibrio tra posizioni contrapposte, della societ\ue0 e dell\u2019azionista uscente, valorizzando il \u201cmultiforme ingegno\u201d del recesso, oggi strumento sia di voice che di exit.The origin of the withdrawal right is tied to the move in Corporate Law to majority approval of fundamental corporate changes, and away from a requirement of unanimous shareholder consent. The system of the withdrawal right assures a safe exit for minority shareholders, especially when they are members of a not listed company. Unlike limited liability companies whose stocks are sold in the capital market, in not listed ones the rule \u201cif you do not like the management, sell your stock\u201d is not valid. Nevertheless, it is worth pointing out the evolution this right had in recent years: now withdrawal right can also be an instrument to juggle a shareholder\u2019s stay in corporation, using the weight of their shares and the loss of liquidity for the company, to achieve a favorable change in majority\u2019s policy or to prevent transactions.In this polyfunctional exit procedure it is important to balance protection between the shareholder who has decided to leave the company and, on the other side, the corporation which still continues to exist without the capital of withdrawn shareholder. What happens in withdrawal right is something similar to what economists call \u201dprisoner\u2019s dilemma\u201d, because every involved subject does not know the reaction to his decision made by the other one, despite the common known goal being the highest individual payoff. Every part, like in the games theory, is obliged to suffer the effects of other\u2019s action. The withdrawal right can be a serious threat if the shareholder, using the option of the exit, loses less than the damage inflicted by the company with the majority decision taken. It must be considered that the exit process from the company is not always fast and accepted, but there are phases requiring time (shareholder\u2019s decision has to be communicated to the company; company should provide to liquidate the participation or hinder shareholder\u2019s proposal). In this length of time, that can last months or years in case of judicial controversy, it fails to grasp if shareholder is still a member or not of organization with their traditional rights and power. In the Italian system of Law the latter company reform (d.lgs. 6/2003) has provided discipline of exit remedy but a certain statement about the moment of the loss of shareholder membership has not been provided. Two different perspectives are possible: if a shareholder is considered as a stakeholder, they should have only a claim of credit from the company, because they are yet considered outside the business corporation; while if they are considered as a shareholder, it should be necessary to identify boundaries of their acting. The risk is that shareholder could abuse their residual position and their rights to hinder or damage the company, due to them being no longer interested in pursuing the best corporate policy, having already an issued, unmodifiable credit claim on the corporation. Nevertheless, it is also true that the withdrawn shareholder is inside the company until the debt is not liquidated, so they could play an active part, although reduced, in corporate governance. The question to solve for withdrawal procedure is the destiny of shareholders who have decided to leave and their surviving role in corporation as shareholders or stakeholders. The thesis try to identify power and rights of members who want to leave company, but are still inside during the withdrawal right procedure. These questions are essential for certain, swift and efficient capital relationships