Lo scioglimento delle società di capitali per sopravvenuta impossibilità di conseguimento dell’oggetto sociale

Lo scioglimento per impossibilit\ue0 dell\u2019oggetto sociale o per sopravvenuta impossibilit\ue0 del suo conseguimento (art. 2484, comma 1, n. 2, c.c.) \ue8 tradizionalmente soggetto a criteri di stretta interpretazione in virt\uf9 di un\u2019impostazione che, al fondo, tende ad attribuire al principio di conservazione delle attivit\ue0 produttive un rilievo preminente rispetto al diritto del singolo socio al proprio disinvestimento. Tale approccio \ue8 messo in discussione nei casi limite in cui l\u2019impresa cade in uno stato di incapacit\ue0 di proseguire l\u2019attivit\ue0 imprenditoriale per manifesta insufficienza di mezzi propri ovvero, secondo una tesi pi\uf9 recente, per perdita del presupposto della continuit\ue0 aziendale. All\u2019esito di una ricognizione degli opposti orientamenti interpretativi, il contributo si concentra sul problema delle interferenze che una tale ipotesi dissolutiva pu\uf2 generare sul piano della funzione riorganizzativa o risanatoria dell\u2019impresa affermatasi nell\u2019ordinamento concorsuale. In particolare, tali profili sono discussi alla luce delle recenti prese di posizione della dottrina e della giurisprudenza del Tribunale di Milano che tendono a collegare la perdita del presupposto della continuit\ue0 aziendale alle ipotesi in cui essa assume carattere definitivo e irreversibile