Babesia caballi e Theileria equi in cavalli della provincia di Bergamo

Scopo del lavoro. La piroplasmosi equina è una grave patologia sostenuta da protozoi, Theileria equi e Babesia caballi, trasmessa da zecche e storicamente diffusa in centro e sud Italia. È una patologia ancora poco indagata nelle aree non considerate endemiche, che negli ultimi anni sembra presentarsi anche con un quadro clinico prevalentemente subclinico o asintomatico, rendendo l’infezione di difficile diagnosi. Soprattutto in queste zone maggiori conoscenze riguardo la presenza di questa malattia potrebbero risultare utili nella diagnosi e nel controllo della sua diffusione. Il presente lavoro ha avuto l’obiettivo di valutare la diffusione della piroplasmosi equina nella provincia di Bergamo, area non riconosciuta endemica. Materiali e Metodi. Tra ottobre 2009 e giugno 2010 sono stati selezionati e sottoposti a prelievo di sangue intero e siero 77 cavalli utilizzati per le competizioni sportive e/o per equitazione campestre con forma subclinica sospetta per piroplasmosi, provenienti da 8 scuderie della provincia di Bergamo considerate a possibile rischio di trasmissione di queste patologie. Sui campioni di siero è stata effettuata la ricerca di anticorpi IgG verso B. caballi e T. equi utilizzando due kit commerciali di immunofluorescenza indiretta (IFA). I campioni di sangue intero sono stati sottoposti ad estrazione del DNA utilizzando un kit del commercio e successive analisi di hemi-nested multiplex PCR basata sull’amplificazione di una porzione del gene 18S rRNA, una nested PCR specifica per T. equi basata sull’amplificazione di una porzione del gene che codifica per l’antigene del merozoita EMA1, ed una nested PCR specifica per B. caballi basata sull’amplificazione di una porzione del gene che codifica per la proteina delle roptrie di 48 kDa. I campioni di T. equi risultati positivi alla PCR sono stati sequenziati e le sequenze sono state analizzate confrontandole con le sequenze nucleotidiche di T. equi depositate in banca dati. I risultati delle analisi sono stati valutati statisticamente mediante regressione logistica considerando diverse variabili indipendenti: sesso, età, scuderia e movimentazione animali. Risultati. L’analisi dei sieri mediante la metodica IFA ha individuato 13 (16,9%) animali positivi per T. equi, 9 (11,7%) animali positivi per B. caballi e 55 (71,4%) sieronegativi . I cavalli sieropositivi hanno presentato titoli anticorpali compresi tra 1:80 e 1:1.280 nei confronti di T. equi e tra 1:80 e 1:640 per B. caballi. In particolare, 10 (13%) animali presentavano anticorpi nei confronti della sola T. equi , 6 (7,8%) animali sono risultati positivi per B. caballi e 3 (3,9%) animali hanno evidenziato positività ad entrambi i parassiti. Quattro (5,2%) cavalli sono risultati positivi nei confronti di T. equi mediante hemi-nested multiplex PCR. I campioni sono invece risultati negativi alle altre metodiche di PCR. L’analisi delle sequenze dei quattro campioni positivi ha evidenziato un’omologia di sequenza per il gene 18S rRNA compresa tra il 100% e il 94% con le sequenze di T. equi depositate in banca dati. Dalla valutazione dei risultati statistici non sono state evidenziate correlazioni significative tra le variabili e la positività ai diversi test. Conclusioni. I risultati hanno evidenziato una positività sierologica e in PCR per piroplasmosi nella provincia di Bergamo in cavalli con forme subcliniche, con una maggiore positività per T. equi, in accordo con quanto riportato in letteratura per altre aree italiane. Dal momento che sono state rilevate alcune positività in un’area non riconosciuta endemica e considerando gli spostamenti degli animali per attività sportive, era ipotizzabile che solo i cavalli movimentati frequentemente potessero aver contratto l’infezione durante la loro movimentazione in aree endemiche, differenti da quella dell’indagine. Tuttavia la mancata conferma all’analisi statistica di questa ipotesi e il riscontro di positività in un animale scuderizzato da più di dieci anni presso un maneggio dove le strutture utilizzate per l’attività sono poste all’aperto, in un’area di campagna, pone il dubbio che l’infezione da T. equi possa essere presente anche nella provincia di Bergamo. Questo dato andrebbe pertanto verificato ampliando l’indagine ad un numero maggiore di animali e soprattutto effettuando ricerche sulle zecche presenti nell’area. La possibilità che la piroplasmosi equina si diffonda anche in aree a tutt’oggi considerate non endemiche è da tenere in considerazione, sia per i maggiori spostamenti che subiscono gli animali sia per le difficoltà che si incontrano nella diagnosi e nel trattamento della patologia nelle sue forme subcliniche. Anche per quanto riguarda i sempre più frequenti spostamenti internazionali degli animali una maggiore conoscenza della reale diffusione dell’infezione sarebbe auspicabile, al fine di favorire un giusto approccio al problema, impostando eventuali piani di controllo adeguati. Bibliografia. Alhassan A. et al (2005). Vet. Parasitol., 129:43-49; Battsetseg B. et al (2002). Vet. Parasitol., 107:351-357; Kim C-m. et al (2008). Vet. Parasitol.,151:158-163; Moretti A. et al (2010). Vet J., 184(3):346-350; Rothschild C. M. & Knowles D. P. (2006). In: Sellon, D., Long, M. Equine infectious diseases. St. Louis: Saunders Elsevier:465-473