Il mutamento del paradigma dell’amicizia tra Umanesimo e Rinascimento

Gli umanisti si muovono all\u2019interno del paradigma aristotelico-ciceroniano perch\ue9 descrivono l\u2019amicizia come relazione intrinsecamente morale: l\u2019amicizia si fonda sempre sulla virt\uf9, si realizza solo tra buoni, ed \ue8 necessariamente orientata al bene dell\u2019altro. Come Aristotele e Cicerone, sottolineano il valore politico dell\u2019amicizia, ma le attribuiscono nuove funzioni. Nel XV secolo l\u2019amicizia gioca la sua funzione politica nello spazio del consenso, in cui si trovano diverse forme di amicizia civile, e nello spazio del consiglio, in cui si trovano diverse tipologie di amici del principe. Nella prima parte del mio intervento, l\u2019amicizia tra cittadini descritta nella Vita civile di Matteo Palmieri verr\ue0 confrontata con quella analizzata nel De regno di Francesco Patrizi da Siena. In questo modo, si mostrer\ue0 che l\u2019amicizia tiene unte le citt\ue0, ma anche i regni. Questo \ue8 un punto di rottura significativo rispetto al paradigma aristotelico-ciceroniano, ma la distanza da Aristotele e Cicerone appare ancora pi\uf9 grande se si considerano gli specula principum del Quattrocento e del Cinquecento. Come Petrarca (nel De republica amdinistranda), umanisti come Giovanni Tinto Vicini da Fabriano (nel De institutione regiminis dignitatum), Pontano (nel De principe) e Platina (nel De principe) consigliano al principe quali amici scegliere. Rielaborando la riflessione aristotelico-ciceronaiana, ed integrandola con quella di altri autori antichi, chiamano amici i consiglieri e i collaboratori del principe, ossia i sudditi pi\uf9 virtuosi e pi\uf9 docti a cui vanno affidati incarichi e missioni politiche. Come mostrer\ue0 la seconda parte del mio intervento, quando viene calata nel contesto della corte, l\u2019amicizia diventa lo strumento per la selezione dell\u2019\ue9lites di governo. Fatta eccezione per quel miroir bris\ue9 che \ue8 il Principe di Machiavelli, negli specula principum del XVI secolo, in particolare nell\u2019Instititutio principis chirsitiani di Erasmo e nel The Book Named the Governor di Elyot, lo spazio del consiglio si struttura attorno alla contrapposizione tra gli adulatori e i veri amici, i consiglieri leali e fedeli per definizione, su cui deve poter contare il principe. Come prova Of friendship, il saggio che Bacone dedica all\u2019amicizia, i consiglieri del principe sono assimilati agli amici sino alle soglie del Seicento, ma lo spazio del consiglio diventa uno spazio pi\uf9 intimo e personale. \uc8 lo spazio in cui Montaigne ha vissuto lo \u201cstraordinario\u201d legame che lo univa a La Bo\ue9tie. Come chiariranno nelle conclusioni, con gli Essais inizia un processo di interiorizzazione e di soggetivizzazione che non pone l\u2019amicizia fuori dalla vita politica, ma la rende indispensabile anche per la vita \u201cprivata\u201d