I simboli religiosi e la libert\ue0 di educare in Europa: uniti nella diversit\ue0 o uniti dalla neutralit\ue0?

L\u2019esposizione dei simboli religiosi nei luoghi pubblici costituisce una tematica che attraversa tutte le democrazie costituzionali occidentali, creando conflitti di natura giuridica che coinvolgono non solo la tutela dei diritti dei cittadini (e in particolar modo del diritto di libert\ue0 religiosa nella sua dimensione positiva e negativa) ma anche la struttura stessa degli ordinamenti costituzionali e la natura dei suoi principi costituitivi (e in particolar modo dei principio di laicit\ue0). La vicenda dei simboli religiosi, inoltre, non interessa pi\uf9 solo la dimensione costituzionale dei singoli Stati, ma ha varcato i confini nazionali coinvolgendo il livello sovranazionale e in particolare europeo; sebbene infatti il principio di laicit\ue0 non sia riconosciuto esplicitamente dai trattati, i valori della tolleranza e del pluralismo religioso ad esso sottesi sono ben radicati nel suo sistema democratico. La Convenzione dei diritti dell\u2019uomo, in particolare, riconosce tali valori, garantendo a tutti cittadini europei la piena libert\ue0 professare la propria religione e il contestuale divieto di discriminazione motivi religiosi. Tuttavia l\u2019identificazione di un principio di laicit\ue0 europeo comune a tutti gli Stati membri appare problematica, perch\ue9 molteplici sono i modelli attraverso cui i valori della tolleranza e del pluralismo religioso sono concretamente tutelati nei diversi sistemi costituzionali. Prendendo spunto dalla pronuncia della Seconda Sezione della Corte EDU Lautsi v. Italia, il presente lavoro ripercorre la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell\u2019uomo in materia di simboli religiosi e libert\ue0 di educare, al fine di verificare sulla base di quali criteri la Corte ha ritenuto la presenza del crocifisso nelle aule italiane lesiva dei diritti sanciti dalla Convenzione,. In questa prospettiva si analizzer\ue0 la soluzione che la Corte EDU ha offerto al delicatissimo problema che si pone allorch\ue9 organismi sovranazionali si pronunciano sul contenuto da attribuire a diritti e libert\ue0 fondamentali che ricevono tutele differenti a livello degli Stati nazionali, per verificare se, e in che modo, essa ha adempiuto al suo compito di difensore attento e prudente dei diritti dei cittadini europei e delle specificit\ue0 proprie di ciascun sistema costituzionale. Il compito della Corte il compito della Corte europea dei diritti dell\u2019uomo appare affascinate e problematico allo stesso tempo; da un lato essa \ue8 chiamata a tutelare in modo unitario diritti sanciti dalla Convenzione, garantendo a tutti i cittadini europei la libert\ue0 di coscienza e religione; dall\u2019altro \ue8 tenuta a rispettare le diverse modalit\ue0 con cui ciascun ordinamento ha risolto, di volta in volta, i conflitti nati dalla esposizione dei simboli religiosi. Come testimonia la giurisprudenza in materia di libert\ue0 religiosa e di educazione, infatti, i giudici di Strasburgo hanno sempre cercato di conciliare le ragioni dell\u2019unit\ue0, che si concretizzano in una visione comune e universale dei diritti umani, e quelle della diversit\ue0 con cui tali diritti vengono garantiti da ciascun Stato membro. Anche nel definire i tratti comuni della laicit\ue0 in Europa, pertanto, la Corte \ue8 chiamata a ricercare un equo bilanciamento che, a partire dai casi concreti, riduca al minimo il sacrificio delle ragioni dell\u2019universalit\ue0 da una parte, e delle differenze ricchezze di ciascun sistema dall\u2019altra