Vittime e nuovi schiavi : il rischio dello stigma sociale

La figura estrema della vittima, nell\u2019era della globalizzazione, \ue8 lo schiavo ed anche i sistemi giuridici internazionali, con la Convenzione ONU del 2000 e con quella del Consiglio d\u2019Europa del 2005, si sono adattati, dall\u2019inizio del nuovo secolo, ai mutati processi di vittimizzazione che riducono, sempre pi\uf9 di frequente, i migranti in condizioni di asservimento. In questo articolo l\u2019autore analizza la condizione sociale della vittima-schiavo, a partire dalle ricerche condotte in Italia, mostrando come le evidenze empiriche smentiscono le ipotesi criminologiche secondo cui il semplice coinvolgimento nel rito del processo sia condizione necessaria e sufficiente a liberare le vittime-schiavi dalla loro condizione di inferiorit\ue0 e sottomissione; al contrario la vittima \ue8 in grado di uscire dalla sua condizione di deuteragonismo sociale, termine proposto per indicare la peculiare condizione di minorit\ue0 sociale e strutturale rilevata nelle ricerche empiriche, solo se il rischio di stigmatizzazione viene ridotto grazie all\u2019opera di agenzie di promozione sociale che puntino al recupero di una identit\ue0 positiva delle vittime. Appaiono, invece, per lo pi\uf9 ininfluenti le misure di sostegno assistenziale alle vittime che di traducono in meri trasferimenti monetari; tali misure offrono opportunit\ue0 reali solo se gli enti pubblici erogatori dei sussidi economici operano in rete con le agenzie sociali che siano in grado di inibire i processi di stigmatizzazione e generare aspettative positive di socializzazione e protagonismo