In primo luogo, si prende in esame la novella VI, 3 del Decameron identificando il motto in essa compreso secondo le categorie freudiane, ed indicandone conseguentemente gli effetti sul caso individuale e sul contesto sociale. Poi si discute la verisimiglianza storica della falsificazione numismatica ivi narrata, considerando le vicende trecentesche dei tipi del fiorino e del popolino e suggerendo una lettura parallela con il clima di sacrilega dannazione dei falsari danteschi. Infine, si propone una convergenza della virtù emancipatrice e civile del motto e della moneta su figure e momenti femminili significativi nel Decameron e nella giornata in questione