La strategia dell’attacco per restare il capo

Una giornata di normale rissa, un ulteriore passo in avanti verso la resa dei conti. La clamorosa uscita di Berlusconi al congresso del Ppe, per le istituzioni messe sotto accusa (Consulta, Consiglio Superiore della Magistratura, Presidenza della Repubblica), per gli addebiti lanciati (la partigianeria della loro azione), per la sede prescelta (un consesso internazionale) non può essere derubricata come sfogo occasionale, una sfuriata passeggera, destinata il giorno dopo - non sarebbe la prima volta - ad essere minimizzata o, meglio, messa sul conto dell’insopprimibile vocazione mistificatoria di una stampa pregiudizialmente ostile. Molto più ragionevole ipotizzare che il Cavaliere si sia mosso a ragion veduta. Se c’è una costante, infatti, nella sua azione politica è la preferenza per l’attacco, non la difesa