L'etica smarrita della liberazione. L'eredità di Simone de Beauvoir nella maternità 'biotech'

La liberazione della donna e della generazione non pu\uf2 essere vera senza una seria riflessione antropologica ed etica. Ma il tortuoso cammino che tale liberazione ha percorso e sta percorrendo, enfatizzando in modo unilaterale la volont\ue0 soggettiva, ha rischiato di perdere l\u2019etica per strada: un\u2019etica smarrita della liberazione, nel duplice senso di un\u2019etica che non sa pi\uf9 dove andare, confusa, e di un\u2019etica che \ue8 stata persa, a volte per assenza di pensiero. Sono passati poco pi\uf9 di tre decenni dalla nascita di Louise Brown e le biotecnologie legate alla generazione umana sono ormai vissute e rappresentate solo nella loro dimensione tecnico-pratica, spesso banalizzate nel campo delle offerte mediche disponibili. Occorre per\uf2 fare il punto su due aspetti: il fatto che, pur considerando tutte le variazioni sul tema oggi offerte in ambito tecnoscientifico, tutti noi siamo comunque sempre \u2018nati di donna\u2019; il riconoscimento che la generazione extracorporea veicola (ed \ue8 il frutto di) una concezione dell\u2019essere umano e delle sue relazioni, di riflessioni sull\u2019identit\ue0, di teorie della giustizia. Recuperare la pregnanza di pensiero sottesa ed implicita a tutto questo \ue8 centrale e umanamente irrinunciabile. Cercando di ricostruire criticamente la storia del pensiero femminile che ha accompagnato la nascita e lo sviluppo delle nuove tecnologie riproduttive, questo testo prende in esame l\u2019apporto di Simone de Beauvoir, mettendo in luce la ricaduta del suo pensiero sull\u2019interpretazione delle nuove biotecnologie e sulla traiettoria della comprensione del rapporto tra maternit\ue0 e libert\ue0. Il filo conduttore scelto \ue8 quello della relazione \u2013 tra i generi, col proprio corpo, tra gli esseri umani \u2013, prospettiva e punto di partenza fecondo per la comprensione dei beni in gioco nella procreazione umana