Progettualit\ue0 e natura: una riflessione etica a partire dal pensiero di Simone de Beauvoir

L\u2019accento sul ruolo della libert\ue0 nella costituzione di senso dell\u2019esperienza \ue8 certamente uno dei nodi teorici del pensiero di Simone de Beauvoir. Per molti aspetti questa sottolineatura si rivela feconda nell\u2019etica che, per definizione, ha la stessa estensione della libert\ue0. Il modo di vivere propriamente umano \ue8 in-formato dalla libert\ue0 (tenendo peraltro presente che questa non \ue8 una forza cieca). Questo significa che ogni soggetto \ue8 portatore di novit\ue0 e non \ue8 riconducibile a nessun tipo di cui debba essere la riproduzione. Occorre assumere in prima persona l\u2019irriducibilit\ue0 di ogni esistenza: qualunque sia la situazione in cui ci si trova o il ruolo che si riveste, sta al concreto uomo/donna tendere, cogliere e inventare (nel senso di invenire, trovare) che cosa significhi qui ed ora essere un buon \u201cx\u201d, rendendo reale qualcosa che non c\u2019\ue8 finch\ue9 non \ue8 posto dal movimento libero dell\u2019azione. Assumere la propria finalit\ue0 nel senso di esplicitare e volere un fine senza rifugiarsi nella seriet\ue0 della ripetizione stereotipata, nella negligenza, nella superficialit\ue0, nel conformismo. La giustificazione della propria esistenza richiede (Simone de Beauvoir direbbe \u201cche consiste solo in\u201d) l\u2019assunzione volontaria di questa tensione propria dell\u2019uomo, ossia la sua libert\ue0. In questa prospettiva la struttura finalistica dell\u2019agire, o il progetto per usare i termini della pensatrice francese, \ue8 colta nella sua centralit\ue0. L\u2019articolo cercher\ue0 di mostrare sinteticamente alcuni punti forti e deboli della centralit\ue0 del progetto, confrontandosi con la domanda sul rapporto con le altre libert\ue0 e, soprattutto, con la questione di come vivere umanamente quell\u2019aspetto della propria realt\ue0, analogamente comune agli altri viventi: il corpo e il suo dinamismo