I media per ragazzi e l\u2019invenzione dell\u2019infanzia come pubblico

A partire dai primi anni del Novecento il nascente sistema moderno della comunicazione e dello spettacolo avvia, anche in Italia, l\u2019istituzione di un pubblico composto da bambini e bambine, ragazzi e ragazze: un pubblico caratterizzato principalmente in base all\u2019et\ue0, cui si attribuiranno via via tratti specifici e peculiari bisogni, culturali e di intrattenimento. I primi cinquant\u2019anni del secolo costituiscono, da questo punto di vista, un momento di passaggio e, nello stesso tempo, un momento fondativo. In questo periodo convergono due fenomeni decisivi nella istituzione di un pubblico infantile e giovanile. Il primo \ue8 il compimento del processo di istituzionalizzazione della stessa infanzia, operato contemporaneamente dalla scuola e da altre agenzie di socializzazione, come la comunit\ue0 ecclesiale e i movimenti politici. Il secondo fenomeno \ue8 l\u2019emersione di media \u201cnuovi\u201d, in grado di produrre, ciascuno con dinamiche proprie, un pubblico composto (anche o prevalentemente) di bambini, come nel caso del fumetto, della radio e, in misura assai minore, del cinema; in essi operano un certo numero di autori provenienti soprattutto dal mondo dell\u2019editoria (in particolare dall\u2019editoria per l\u2019infanzia) e del teatro che, in questi nuovi media, aprono spazi di programmazione appositamente rivolta ai pi\uf9 piccoli ove sperimentare quei linguaggi originali destinati a consolidarsi a partire dal secondo dopoguerra