L'incameramento dei beni dei conventi romani nella vita della città e nei progetti di trasformazione urbana

Al di là dell'intenzione napoleonica di trasformare il clero cattolico in un corpo di « funzionari spirituali » dell'Impero, la soppressione degli ordini regolari a Roma si inserì in una situazione di crisi e di declino degli stessi, e favorì il successivo rafforzamento del clero secolare. L'incameramento del consistente patrimonio immobiliare degli ordini religiosi fu la premessa per « ripensare la città » come seconda capitale dell'Impero; alla abbondanza di grandi strutture conventuali avrebbe corrisposto la peculiarità di Roma in quanto centro culturale e artistico, laico e non più religioso. Con l'attenuarsi della presenza militare francese lo sviluppo di questa realtà, delle infrastrutture necessarie ad una città moderna, lo stabilirsi di una presenza industriale avrebbero risolto una situazione di crisi economica e demografica particolarmente grave. I progetti di trasformazione urbana oscillarono tra una prevedibile tendenza alla grandiosità degli architetti francesi ed il maggiore realismo del prefetto Tournon, dell'architetto dipartimentale Valadier e dell'amministrazione municipale.Buonora Paolo. L'incameramento dei beni dei conventi romani nella vita della città e nei progetti di trasformazione urbana. In: Villes et territoire pendant la période napoléonienne (France et Italie). Actes du colloque de Rome (3-5 mai 1984) Rome : École Française de Rome, 1987. pp. 473-497. (Publications de l'École française de Rome, 96