Il dono: gratuit\ue0 e libert\ue0.

Alla sfera del Cristianesimo si inscrivono i contributi di Sandra Isetta, Gilberto Marconi e Elena Cosentino, mentre Ubaldo Lugli indaga la realt\ue0 dei \u2018mendicanti immeritevoli\u2019 nella Roma imperiale, Valentina Zanghi il moderno problema dei clandestini, lo scrivente il dono cristologico di Katow, eroe della Condition humaine, e Brenda Piselli il \u2018dono avvelenato\u2019 nel racconto virgiliano del cavallo di Troia. In Girolamo e l\u2019allegoria dei doni, Sandra Isetta analizza l\u2019ep. 31 a Eustochio e l\u2019ep. 44 a Marcella, in cui Girolamo esprime gra\uactitudine per i doni ricevuti (tela di sacco, sedie, ceri, calici e scac\uacciamosche), oggetti all\u2019apparenza comuni e di poco conto, ma che celano misteri divini. La risposta di Girolamo, in un timbro che \ue8 quello dell\u2019esegesi, \uabnon \ue8 priva di originalit\ue0 [\u2026] per l\u2019efficace ac\uaccostamento dei significati allegorici al relativo senso morale, quanto mai confacente e istruttivo per le destinatarie\ubb. Gilberto Marconi, in Due avverbi inusuali nel lessico cristiano del dono alla fine del I sec., si sofferma sull\u2019assunzione di due avverbi, \u1f01\u3c0\u3bb\u1ff6\u3c2 e \u3c0\u3c1\u3bf\u3b8\u3cd\u3bc\u3c9\u3c2, nel linguaggio religioso di fine I sec. Per l\u2019uso di \u1f01\u3c0\u3bb\u1ff6\u3c2, il redattore della Lettera di Giacomo attinge forse, secondo Marconi, al lasci\uacto dell\u2019aristotelismo rielaborato e trasmesso dall\u2019ellenismo, mentre il compilatore della Prima lettera di Pietro utilizza \u3c0\u3c1\u3bf\u3b8\u3cd\u3bc\u3c9\u3c2 per i pre\uacsbiteri, termine che la letteratura ellenistica adopera per i benefattori della citt\ue0. Nel passaggio dal mondo ellenistico a quello cristiano, la valenza linguistica dei due avverbi muta e, come rileva lo studioso, tale mutamento non \ue8 indolore: invece di mostrare il come dell\u2019azio\uacne, i due avverbi ne propongono lo spirito, evidenziando un conflitto con il genere parenetico in cui sono inseriti, \uabpertenendo, l\u2019azione in se stessa, a un ethos la cui sostenibilit\ue0 non \ue8 per nulla garantita, perch\ue9 appannaggio di Dio, non dell\u2019uomo\ubb. Il contributo di Elena Cosentino (La Passione di santa Lucia e la catena del dono) eviden\uaczia il \u2bbgift chain\u2bc: \uabil martirio \ue8 dono di s\ue9 \u2014 afferma l\u2019autrice \u2014, \ue8 darsi completamente a Dio \u2014 tanto che Lucia si definisce \u2018offerta vivente\u2019\ubb. Il martirio della santa trova, secondo la studiosa, una cor\uacrispondenza in quello di sant\u2019Agata, che appare in sogno a Lucia e le predice la sua futura elezione a patrona di Siracusa. Il tema indagato da Ubaldo Lugli (Il questuante immeritevole. Impostori e filosofi nella Roma dei Cesari) verte sulla distinzione \uabtra poveri \u2018meritevoli\u2019 e po\uacveri \u2018immeritevoli\u2019, tra chi \ue8 giusto e doveroso assistere e chi va allon\uactanato o punito\ubb, legge sancita in et\ue0 moderna dalla Poor Law inglese del 1601. Lugli coglie una realt\ue0 similare nella Roma imperiale, dove \uabla turba degli accattoni \ue8 enorme. Onnipresenti e schiamazzanti, i mendicanti si addensano negli angoli della citt\ue0 e dei suoi dintorni logisticamente pi\uf9 propizi\ubb. Lo studioso individua poveri \u2018immerite\uacvoli\u2019 di carit\ue0 in varie frange della societ\ue0 imperiale: i Cristiani tra cui si annidano \uabindiscussi campioni della \u2018truffa della devozione\u2019\ubb, i pseudoapostoli che insidiano le comunit\ue0 cristiane e i \u2018nuovi\u2019 Cinici, che \uabhanno trasformato la filosofia in qualcosa di spregevole\ubb, mendi\uaccando \uabai crocicchi, negli anditi, nei porticati dei templi\ubb, truffando \uabgli schiavi, i marinai e la gente del popolo alla ricerca di cibo e sempre pronti ad approfittare di una sistemazione comoda\ubb. Gli exempla tratti dall\u2019antico si concludono con il contributo di Brenda Piselli, che veicola il tema antico nel XX secolo. La studiosa, focalizzando la sua attenzione sul celebre timeo Danaos et dona ferentes, analizza un\u2019esperienza di \u2018dono avvelenato\u2019 (Il cavallo di Troia: il dono avvelenato) nell\u2019episodio del cavallo di Troia narrato nell\u2019Eneide, il quale giunge a Virgilio da una tradizione letteraria preesistente a Omero, che lo scrittore latino anima con personale ispirazione. Brenda Piselli rileva che il dono pu\uf2 esprimersi anche nel registro del doppio, portando con s\ue9 un\u2019ambivalenza ontologica che si rivela nelle pieghe lessicali di alcune lingue. L\u2019autrice studia quindi a fondo l\u2019episodio del cavallo di Troia nella versione fornita da Virgilio, un esempio di dono nefasto come altri doni fondativi della cultura occidentale, quali il frutto proibito offerto da Eva ad Adamo e il vaso di Pandora. Infine, istituisce un confronto tra il mito del cavallo di Troia in Virgilio e la sua riproposizione nell\u2019opera di Paul Nizan Le cheval de Troie (1935), romanzo dall\u2019atmosfera epica che mescola il modello con l\u2019influsso del Cristianesimo. La rivisitazione del dono nella modernit\ue0 \ue8 affidata ai contributi di Valentina Zanghi e del curatore del presente volume. Valentina Zanghi (\uabQuando la carit\ue0 \ue8 un rischio, quello \ue8 il momento della carit\ue0\ubb. Riflessioni da Il villaggio di cartone di Ermanno Olmi) esamina il dono dell\u2019ospitalit\ue0 offerto da un prete, a un gruppo di clandestini che cercano rifugio presso una chiesa sconsacrata. Il sacerdote abbandona l\u2019antica riluttanza verso il diverso e accoglie i sofferenti, scoprendo per la prima volta la dimensione della carit\ue0. Chi scrive (Dono di s\ue9 e fraternit\ue0 ne La Condition humaine di Andr\ue9 Malraux), rivolge la sua attenzione a uno dei protagonisti del romanzo di Malraux, il rivoluzionario Katow. L\u2019eroe, portavoce dell\u2019agnosticismo dell\u2019autore, crede solo nelle qualit\ue9s du coeur e nella fraternit\ue9 virile. Attraverso la lotta rivoluzionaria, Katow riconosce l\u2019esistenza dell\u2019altro: nasce in lui un uomo nuovo, il quale, oltre all\u2019ideologia politica, scopre la fratellanza che sublima con ce don de plus que sa vie. Arrestato e condannato a morte, egli offre ai due giovani compagni, in attesa, come lui, di essere gettati vivi nel forno di una locomotiva, il cianuro portato con s\ue9 per evitare i tormenti della tortura. Il rituale \u2014 il brise le cyanure en deux \u2014 e il dono gratuito del veleno per alleviare le sofferenze dei compagni sono espressione del mito fondante del Cristianesimo, che acquisisce ancor pi\uf9 rilevanza grazie all\u2019esclamazione di gioia al momento del dono: 4 r\ue9surrection !