L'assistenza linguistica nel processo penale. Un meta-diritto fondamentale tra paradigma europeo e prassi italiana

Nelle democrazie contemporanee, uno degli ostacoli pi\uf9 rilevanti di accesso alla giustizia \ue8 rappresentato dalla lingua. La mobilit\ue0 interna all\u2019Unione europea e i fenomeni migratori hanno incrementato in misura rilevante il numero di stranieri alloglotti coinvolti \u2013 come imputati e vittime \u2013 nel procedimento penale. Essi sono titolari di un meta-diritto che nasce e si sviluppa nel contesto europeo: un diritto pregiudiziale rispetto a tutti gli altri, plasmato dalla giurisprudenza di Strasburgo e poi riconosciuto dalla \uabfirst EU fair trial law\ubb, ossia la direttiva 2010/64/UE, e dalla direttiva 2012/29/UE. Nell\u2019ordinamento italiano, il paradigma europeo \ue8 stato recepito solo superficialmente e permane, dunque, un problema di effettivit\ue0 del diritto all\u2019assistenza linguistica: per un verso, si registra la pervicace resistenza della giurisprudenza alla sua piena attuazione; per altro verso, risulta del tutto carente la qualit\ue0 del servizio di interpretazione e traduzione. L\u2019auspicio \ue8 che si possano superare questi orientamenti e dare rigorosa attuazione alle direttive europee: fino a che il diritto all\u2019assistenza linguistica non verr\ue0 preso sul serio, per un numero crescente di imputati e vittime che non parlano o non comprendono la lingua italiana, ci potr\ue0 essere soltanto un simulacro di processo giusto