Rappresentare se stessi nella letteratura italiana della prima metà del Cinquecento. Appunti sulle poetesse

Marina BEER, Rappresentare se stessi nella letteratura italiana della prima metà del Cinquecento : appunti sulle poetesse, p. 89-106. Nel Rinascimento italiano la letteratura in volgare con i suoi nuovi generi letterari (poesia, libri di lettere, dialoghi, poemi epici) diventa un efficace strumento di autorappresentazione dei ceti nobiliari. In particolare i libri di poesia, i «Canzonieri » modellati sull’esempio dei Petrarca, sono il primo livello di alfabetizzazione letteraria e testimoniano della capacità dei singolo maneggiare le «lettere » attraverso un codice, quello del petrarchismo, che è al tempo stesso strumento cerimoniale di rappresentazione di se e segnale di appartenenza ad una società aristocratica europea che si caratterizza anche attraverso le «lettere » volgari. Nel primo Cinquecento le donne sono le ultime ad accedere a questo codice. Si esaminano qui – agli estremi opposti della società aristocratica italiana – il caso della spirituale principessa Vittoria Colonna, poetessa ed esponente dei riformismo italiano, e quelli di Gaspara Stampa e di Tullia d’Aragona, due cortigiane di gran fama che usarono la poesia petrarchista per rappresentare il proprio ideale di se e addirittura per modificare la propria identità pubblica.Beer Marina. Rappresentare se stessi nella letteratura italiana della prima metà del Cinquecento. Appunti sulle poetesse. In: Mélanges de l'École française de Rome. Italie et Méditerranée, tome 115, n°1. 2003. Représentation et identité en Italie et en Europe (XVe–XIXe siècle) pp. 89-106