Committenza edilizia a Ostia tra la fine del I e i primi decenni del III secolo. Lo studio dei marmi e della decorazione architettonica come strumento d’indagine

Rilevato come la documentazione architettonica dei principali edifici pubblici consente di stabilire l’attività a Ostia di almeno quattro tipi di officine (officine urbane, officine di formazione ostiense, ma attive anche a Roma e in altre città italiane, officine con attività limitata a Ostia e con vari livelli di produzione), per ognuno degli edifici considerati si è stabilito il rapporto tra qualità e costo dei marmi impiegati e il tipo di officina ricostruibile in base alla scultura architettonica : si è così tentato di individuare la committenza possibile per ogni edificio. Si è osservato, inoltre, come gli elementi architettonici più impegnativi dal punto di vista finanziario erano le colonne e le lastre pavimentali di un certo spessore, ricavate dai marmi e le pietre colorate provenienti dal cave imperiali. La presenza di fusti e lastroni marmorei, insieme ai capitelli, alle basi e alle trabeazioni marmoree, qualifica committenze importanti quali quella imperiale (terme di Porta marina e di Nettuno), di importanti personaggi vicini alla corte imperiale, quale il prefetto del pretorio Gavio Massimo (Terme del Foro), quella mista imperiale e del governo coloniale (Capitolium, portico del Foro, Basilica) o solo coloniale (Curia). Molto più modesti gli interventi di personaggi ostiensi, anche importanti, in quanto negli edifici da loro finanziati sono utilizzati più spesso fusti in laterizio e rivestimenti marmorei molto sottili. Solo i grandi collegi, come quelli dei Fabri Tignuarii e dei Fabri Navales, appaiono abbastanza ricchi da potersi permettere anche l’uso di fusti e capitelli marmorei negli spazi più importanti delle loro sedi (Scola del Traiano) o dei loro templi collegiali (tempio dei Fabri Tignuari, con frontone e propileo in marmo).Pensabene Patrizio. Committenza edilizia a Ostia tra la fine del I e i primi decenni del III secolo. Lo studio dei marmi e della decorazione architettonica come strumento d’indagine. In: Mélanges de l'École française de Rome. Antiquité, tome 114, n°1. 2002. Antiquité. pp. 181-324