Il partenariato pubblico privato in sanità. Il ruolo del non profit e le implicazioni sulla performance

Dopo un periodo di preliminare sperimentazione, il fenomeno del partenariato tra pubblico e privato sta conoscendo le esperienze più avanzate nel settore sanitario, tuttavia la letteratura è ancora lacunosa in merito alla comprensione del framework al quale ricondurre le diverse configurazioni organizzative, soprattutto qualora la partnership coinvolga aziende private non profit, e all’apprezzamento dei molteplici benefici derivanti da tali collaborazioni. La rilevanza che il non profit va assumendo non si giustifica soltanto in virtù del suo ruolo produttivo, ma l’elemento realmente distintivo riguarda la sua capacità di anticipare i bisogni della collettività, offrendo servizi che lo Stato non è in grado di erogare. Divenuto ormai un vero e proprio generatore di valore economico e sociale, si comprendono agevolmente le motivazioni per le quali il privato sociale assume una rilevanza strategica in un settore come quello sanitario, che si trova a fronteggiare sfide molto complesse. Il disallineamento crescente tra la domanda e l’offerta di servizi sanitari delimita un ambito nel quale il sistema delle cooperative sociali, delle associazioni di volontariato e degli altri enti senza scopo di lucro si è inserito con successo, svolgendo un ruolo suppletivo rispetto allo Stato, soddisfacendo tipologie di fabbisogni inespressi e dimostrando di possedere tutti i requisiti per erogare direttamente alcune specifiche attività sanitarie. Il lavoro si posiziona nel filone di ricerca che esamina l’efficacia delle collaborazioni tra pubblico e privato, cercando di identificare i fattori che maggiormente dispiegano i loro effetti sulla performance del partenariato. Attraverso l’illustrazione del caso della partnership tra un’organizzazione non profit e un’azienda ospedaliera pubblica, lo studio si propone di contribuire alla letteratura esistente e di fornire alcuni spunti critici che potrebbero risultare utili, tanto per i policy makers, quanto per i regulators