Nei discorsi di Dione vi sono diverse maniere per leggere le tragedie: una è filologica, analizza il testo con precisione, ed è una specie di divertimento che Dione riserva alle sue ore di ozio letterario, come racconta nell'orazione LII. Un'altra è più specifica, riservata alla formazione dell'oratore: se ne ha testimonianza nell'orazione XVIII, rivolta ad un uomo politico che vuole perfezionare le sua abilità retoriche; lì si prescrive la lettura di Euripide, soprattutto per usarne la grande ricchezza di sentenze morali. Ma nel discorso LX Diane si discosta dall'una e dall'altra maniera di leggere la tragedia, e propone una re-interpretazione globale del mito tragico. Mentre l'or. LII è destinata alla lettura di pochi esperti, e...